"Ero andato in montagna con l'idea che a un certo punto,
resistendo abbastanza a lungo, mi sarei trasformato in qualcun'altro, e la
trasformazione sarebbe stata irreversibile: invece il mio vecchio nemico
spuntava fuori ogni volta più forte di prima.
Avevo imparato a spaccare la legna, ad accendere un fuoco
sotto il temporale, a coltivare un orto quasi selvatico, a cucinare con le erbe
di montagna, a mungere una mucca e imballare il fieno, e a usare la motosega,
la falciatrice, il trattore; ma non avevo imparato a stare da solo, che è
l'unico vero scopo di ogni eremitaggio.
Più che a una capanna nel bosco, la solitudine assomigliava
a una casa degli specchi: dovunque guardassi trovavo la mia immagine riflessa,
distorta, grottesca, moltiplicata infinite volte."
Paolo Cognetti
Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna.
ed. Terre di Mezzo