Sissignore, ieri le gambe mi giravano proprio bene.
Parola d’ordine: pianura! E pianura è stata.
Casa, Buttapietra, Raldon, Bovolone, Isola della Scala, Vigasio, casa.
Ho portato in garage 52 km in 1:40 con un 30,6 di media.
Sarò anche presuntuoso, ma rimango sempre contento quando vedo dei miglioramenti. Lo so, nel mondo del ciclismo amatoriale i miei numeri fanno sorridere un po’ tutti ma non me ne importa giusto nulla. Ecco, questa è un’altra differenza che mi fa preferire la corsa alla bici: i ciclisti, anche quelli ricompresi tra gli amatori, sono assolutamente più esaltati dei runners.
Fidatevi! Ho visto cose che voi umani non potreste capire…
venerdì 21 agosto 2009
giovedì 20 agosto 2009
c'è chi spaccia e chi si spaccia
Non ci bastava il tarlo del doping, l’ormai cinico e comune pensiero che il 9,58 di Usain Bolt sia esclusivo frutto di nuove e non rintracciabili sostanze dopanti. No, evidentemente non bastava. Adesso dobbiamo pure interrogarci se un’atleta è realmente femmina. Se lo domanda pure la Iaaf, la federazione internazionale, che prescrive test di femminilità dichiarati “estremamente difficili e complessi” a Caster Semenya che ieri sera ha umiliato le sette finaliste degli 800.
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D’altronde, signori miei, prima di sorridere, non dimentichiamoci che viviamo in un paese dove c’è un onorevole che si spaccia per un’onorevole…
lunedì 17 agosto 2009
gambe impaccate
Premetto che non scrivo di running ma di bici, portate pazienza.
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Sabato scorso, ferragosto, è stato tutto mio. Me lo sono preso un po’ prepotentemente e, altrettanto prepotentemente, ho pasticciato con le mie prestazioni sportive.
Ore 9.45 parto in bdc dai campi del Gavagnin con un primo obiettivo: la Pissarotta. La Pissarotta è una strada fresca e in ombra che sale ai 650 m slm in costante salita, si insinua tra le montagne veronesi sfruttando il percorso del Vaio Squaranto e, in alcuni tratti, tende a stringersi dando l'impressione di pedalare nel bel mezzo del bosco.
Ore 11.00 chiudo il primo traguardo. Ho una via d’uscita che mi permetterebbe di rientrare a casa passando da Cerro ma sto bene e fisso subito Roverè Veronese come II obiettivo. Imbocco una strada secondaria che, passando da Guaina, attraversa la contrada Campari con una violenta rampa che mi costringe al primo fuori sella della giornata.
Ore 11.30 taglio il II traguardo. Evito la strada di ritorno rilanciando verso il III obiettivo: S.Francesco. Approdo ai 1.000 m slm della contrada Jegher con un’impegnativa salita che mi scaraventa di nuovo dritto sui pedali e proseguo fino a S.Francesco dove, mezzogiorno in punto, so che potrò proseguire solamente se troverò da mangiare, altrimenti dovrò ripiegare verso Valdiporro per tornare a casa. Trovo un alimentari aperto dove mi assicuro un paio di panini con la soppressa e una lattina di birra fresca. Altroché barrette, integratori, pastiglie, redbull eccetera… Mangio, bevo e riposo le gambe. Sono pensieroso: andare avanti è uno sforzo al quale i miei muscoli non sono abituati, non ho un fondo sufficiente per affrontare tutto il giro senza soffrire. Di contro, mi rode dover rientrare. Se proseguo non trovo più vie di fuga intermedie, bisogna necessariamente arrivare a S.Giorgio.
Mangio, bevo, riposo le gambe e valuto...
Alè, bando agli indugi, proviamoci, fisso S.Giorgio come IV ed ultimo obiettivo. Arrivo a Camposilvano, giro a sinistra e so che mi aspettano i km più impegnativi della giornata e, infatti, prima di raggiungere i 1.350 m dei Parpari salto in aria. BUUMM. Non ce n’è più per niente e per nessuno. Devo fermarmi, scendere e “riflettere” per dieci minuti prima di riprovare a spingere il rapporto più agile che ho a disposizione. Un lungo rettilineo assolato, sudo copiosamente, incrocio un paio di ciclisti che rientrano, uno mi scruta dalla testa ai piedi. Non devo essere un gran bello spettacolo e immagino i suoi pensieri: solo uno sciocco si cimenta su percorsi del genere senza allenamento. Stringo i denti e finalmente il tratto duro spiana. Nel km successivo recupero bene per affrontare l’ultimo strappo che mi porta ai 1.510 m di S.Giorgio. Ce l’ho fatta! Mi merito un caffè doppio e zuccherato prima di arrivare al P.so Branchetto (1.590) e vestirmi per la lunga picchiata che mi riporterà verso la Pianura Padana.
La discesa non ha storia, attraverso Bosco Chiesanuova, Corbiolo dove mi fermo a salutare i genitori, Stallavena e Grezzana, a Poiano entro a S. Felice Extra e sono alla macchina.
Ho pedalato per oltre 84 km, 4 ore scarse (soste escluse), alla media dei 21 km/h
IO SONO SODDISFATTO!
Oggi le gambe sono un po' dure ed impaccate ed aspetto sera per farle girare agili-agili per una mezz'oretta; vediamo se si rilassano.
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Sabato scorso, ferragosto, è stato tutto mio. Me lo sono preso un po’ prepotentemente e, altrettanto prepotentemente, ho pasticciato con le mie prestazioni sportive.
Ore 9.45 parto in bdc dai campi del Gavagnin con un primo obiettivo: la Pissarotta. La Pissarotta è una strada fresca e in ombra che sale ai 650 m slm in costante salita, si insinua tra le montagne veronesi sfruttando il percorso del Vaio Squaranto e, in alcuni tratti, tende a stringersi dando l'impressione di pedalare nel bel mezzo del bosco.
Ore 11.00 chiudo il primo traguardo. Ho una via d’uscita che mi permetterebbe di rientrare a casa passando da Cerro ma sto bene e fisso subito Roverè Veronese come II obiettivo. Imbocco una strada secondaria che, passando da Guaina, attraversa la contrada Campari con una violenta rampa che mi costringe al primo fuori sella della giornata.
Ore 11.30 taglio il II traguardo. Evito la strada di ritorno rilanciando verso il III obiettivo: S.Francesco. Approdo ai 1.000 m slm della contrada Jegher con un’impegnativa salita che mi scaraventa di nuovo dritto sui pedali e proseguo fino a S.Francesco dove, mezzogiorno in punto, so che potrò proseguire solamente se troverò da mangiare, altrimenti dovrò ripiegare verso Valdiporro per tornare a casa. Trovo un alimentari aperto dove mi assicuro un paio di panini con la soppressa e una lattina di birra fresca. Altroché barrette, integratori, pastiglie, redbull eccetera… Mangio, bevo e riposo le gambe. Sono pensieroso: andare avanti è uno sforzo al quale i miei muscoli non sono abituati, non ho un fondo sufficiente per affrontare tutto il giro senza soffrire. Di contro, mi rode dover rientrare. Se proseguo non trovo più vie di fuga intermedie, bisogna necessariamente arrivare a S.Giorgio.
Mangio, bevo, riposo le gambe e valuto...
Alè, bando agli indugi, proviamoci, fisso S.Giorgio come IV ed ultimo obiettivo. Arrivo a Camposilvano, giro a sinistra e so che mi aspettano i km più impegnativi della giornata e, infatti, prima di raggiungere i 1.350 m dei Parpari salto in aria. BUUMM. Non ce n’è più per niente e per nessuno. Devo fermarmi, scendere e “riflettere” per dieci minuti prima di riprovare a spingere il rapporto più agile che ho a disposizione. Un lungo rettilineo assolato, sudo copiosamente, incrocio un paio di ciclisti che rientrano, uno mi scruta dalla testa ai piedi. Non devo essere un gran bello spettacolo e immagino i suoi pensieri: solo uno sciocco si cimenta su percorsi del genere senza allenamento. Stringo i denti e finalmente il tratto duro spiana. Nel km successivo recupero bene per affrontare l’ultimo strappo che mi porta ai 1.510 m di S.Giorgio. Ce l’ho fatta! Mi merito un caffè doppio e zuccherato prima di arrivare al P.so Branchetto (1.590) e vestirmi per la lunga picchiata che mi riporterà verso la Pianura Padana.
La discesa non ha storia, attraverso Bosco Chiesanuova, Corbiolo dove mi fermo a salutare i genitori, Stallavena e Grezzana, a Poiano entro a S. Felice Extra e sono alla macchina.
Ho pedalato per oltre 84 km, 4 ore scarse (soste escluse), alla media dei 21 km/h
IO SONO SODDISFATTO!
Oggi le gambe sono un po' dure ed impaccate ed aspetto sera per farle girare agili-agili per una mezz'oretta; vediamo se si rilassano.
venerdì 14 agosto 2009
[...] le cose segrete dal nostro organismo secrete
Così parlò Elio ma andiamo con ordine:
ieri la gentile signora aveva una bella R di riposo sul suo calendario turni che, egoisticamente, equivale alla possibilità di farmi un allenamento un po’ meno compresso. La salita avrebbe dovuto farla da padrona e invece, causa una fastidiosa influenza che ha messo ko la mamma, io non ho potuto fingermi atleta dovendo, giocoforza, proseguire il mio ruolo di papà.
Ma io HO furbo e, sistemate le ultime faccende, preparata la cena e messe a tavola le tigri ho piazzato la bici da corsa sui rulli e, sul far della sera, mi sono cimentato in un’ora di psico-ciclismo.
Una trentina di km senza spostarmi di un metro.
ieri la gentile signora aveva una bella R di riposo sul suo calendario turni che, egoisticamente, equivale alla possibilità di farmi un allenamento un po’ meno compresso. La salita avrebbe dovuto farla da padrona e invece, causa una fastidiosa influenza che ha messo ko la mamma, io non ho potuto fingermi atleta dovendo, giocoforza, proseguire il mio ruolo di papà.
Ma io HO furbo e, sistemate le ultime faccende, preparata la cena e messe a tavola le tigri ho piazzato la bici da corsa sui rulli e, sul far della sera, mi sono cimentato in un’ora di psico-ciclismo.
Una trentina di km senza spostarmi di un metro.
Ho sudato l’inverosimile, avevo la maglia completamente fradicia (vedi foto ?). Mi sono stupito di me stesso. Sui rulli non ho mai sudato così tanto.
Ve bene che il riscaldamento corporeo è maggiore rispetto alla strada e che, di conseguenza, anche i BPM sono più alti, ma ogni volta mi sorprendo: il corpo umano è una macchina perfetta che risponde in maniera perfetta ad ogni sollecitazione … rimango sempre affascinato.
Ve bene che il riscaldamento corporeo è maggiore rispetto alla strada e che, di conseguenza, anche i BPM sono più alti, ma ogni volta mi sorprendo: il corpo umano è una macchina perfetta che risponde in maniera perfetta ad ogni sollecitazione … rimango sempre affascinato.
martedì 11 agosto 2009
Un chiodo fisso
Ho tempo, ho a disposizione tutto il 2° pomeriggio, dalle 17 a fin quando c’è luce. Non posso correre ma c'è sempre la bdc (= bici da corsa). Decido di movimentare un po’ la monotonia della pianura con le colline moreniche del basso lago, magari incrocio micheledicorsa. Nei preparativi per l’uscita mi perdo in mille faccende, piego la tenda ormai pulita ed asciutta, gioco agli indiani con le figlie più piccole, aggiungo sale nella peperonata ma finalmente, alle 18, riesco a salire in sella. Villafranca, Custozza, Valeggio, Borghetto, Monzambano, Peschiera del Garda ed ECCO L'INGHIPPO! Mi sono dimenticato che oggi è sabato e, per di più, siamo a ridosso del ferragosto. Peschiera, comune turistico del lago di Garda, è praticamente murata di macchine, moto, pedoni e chi più ne ha, più ne metta. Devo, gioco forza, rivedere i miei piani perché è impensabile proseguire come da programma sulla strada costiera fino a Lazise. Controllo i dati del ciclocomputer per avere un idea di cosa ho fatto e per poter costruirci sopra un rientro alternativo e fattibile.
Ad un certo punto la mia faccia s’illumina. Si allarga un gran sorriso, sembro ebete, ridacchio da solo guardandomi attorno con la borraccia a mezz’aria e il dito puntato verso il contachilometri parziale che, azzerato davanti casa, segna 42,19. Spingo avanti la bici per 5 passi abbondanti e, anche se lo strumento non segna i metri, arrivo a 42,195.
EVVAI.
EVVAI.
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